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Distinguere fra il sé e il non sé?

Come fa il sistema immunitario a distinguere fra il sé e il non sé?


Abbiamo visto che i linfociti B e quelli T citotossici che hanno riconosciuto un antigene, non si attivano, ma hanno bisogno dell’attivazione da parte di un linfocita helper. Poco tempo dopo essere stati prodotti, una parte dei nuovi linfociti passa per il timo dove diventano linfociti T.

Qui,  queste cellule sono confrontate con tutti gli antigeni del proprio corpo (autoantigeni). Sembra che i linfociti T helper che riconoscono un antigene, essendo ancora immaturi, vadano incontro a morte programmata (apoptosi).

In questo modo, essendo stati soppressi i linfociti T helper autoreattivi, possono essere successivamente attivati solo i linfociti B e T citotossici che abbiano riconosciuto antigeni estranei. Il sistema di citotossicità cellulare mediato dalle cellule T helper si è evoluto come una difesa contro le proprie cellule infettate, modificate o aberranti. Infatti, i linfociti T citotossici e B possono attivarsi contro i batteri anche senza il consenso degli helper.


 I linfociti B e T citotossici attivati, oltre a produrre anticorpi e a uccidere cellule estranee, si moltiplicano attivamente. Durante la divisione cellulare, spesso avvengono dei riarrangiamenti nella sequenza dei geni che codificano per l’anticorpo. In questo modo, l’anticorpo delle nuova cellula assume una forma leggermente differente rispetto a quella del "genitore mitotico".

Se la nuova forma si adatta meglio all’antigene, questa cellula sarà indotta a riprodursi di più. La nuova generazione di cloni è più efficiente della precedente e a sua volta può originare una varietà ancora più selettiva. Questo processo e quello di selezione clonale rendono progressivamente più efficace la risposta immunitaria.
Infine, il sistema immunitario produce cellule memoria, linfociti che si disattivano, ma che sono pronti a riattivarsi in occasione di incontri successivi con lo stesso antigene.